Il Center for Peace Studies avvia l’iniziativa Welcome, con la collaborazione di esperti di politiche di asilo, diritti umani e politiche di pace, a sostegno dei rifugiati, per fornirgli assistenza umanitaria ed esercitare pressione sulle istituzioni croate ed europee per cambiare le politiche restrittive sull’ immigrazione.
Il Center for Peace Studies ha inviato le seguenti proposte sia agli Stati membri dell’UE che ai non membri, perché crede che la crisi dei rifugiati possa essere risolta solo attraverso la cooperazione di tutti i Paesi di transito dei migranti, e rispettando i principi di solidarietà e protezione dei diritti umani. L’interesse dei paesi della Europa Occidentale di chiudere e proteggere i confini orientali della UE, ricercato attraverso molti processi e accordi bilaterali e multilaterali, ha accresciuto le preoccupazioni dei paesi sul confine esterno orientale, Croazia inclusa. Questi paesi ora temono di essere trasformati in “zone cuscinetto” come diretta conseguenza dello stop imposto agli stranieri nella loro marcia verso l’Occidente.
Poiché la cosiddetta rotta balcanica include paesi che sono nel processo di integrazione nella UE, noi consideriamo questa come una opportunità per concentrarsi sulla realizzazione di un punto strategico del processo di integrazione, il rafforzamento della protezione dei diritti umani, inclusi i diritti dei migranti e dei rifugiati, invece che in trattative finalizzate a fermare i flussi migratori. Le decisioni approvate nel corso del vertice della Valletta avranno conseguenze durature su ciò che vuol dire essere Stato membro della UE, sullo stesso futuro dell’UE e della sua sopravvivenza come uno spazio di libertà e di protezione dei diritti umani.
Chiediamo e ci aspettiamo le seguenti cose dai decisori: cooperare con i paesi del Mediterraneo Orientale – Turchia, Libano e Giordania- sulla base del principio di eguaglianza fra Paesi, rispettando le particolarità economiche e sociali dei paesi che hanno accolto il più gran numero di rifugiati. Un risultato positivo di questa cooperazione dovrebbe essere un accordo politico per assicurare corridoi umanitari per i rifugiati attraverso evacuazione o redistribuzione umanitaria. Qualsiasi approccio fondato esclusivamente sulla assistenza finanziaria o sulla creazione di hotspot in alcuni paesi non è una soluzione che possa proteggere i diritti umani e assicurare una equa distribuzione di responsabilità della crisi umanitaria.
In cooperazione con altri paesi dell’Est Mediterraneo e con i paesi della rotta balcanica, la UE deve assicurare corridoi aerei, terresti e navali affinché i rifugiati possano raggiungere le destinazioni desiderate. Ciò deve essere fatto per porre fine alla violazione dei diritti dei rifugiati, al ruolo dei trafficanti e alla morte di tante persone, che avviene quotidianamente durante gli spostamenti a terra e, ancora di più, in mare. Corridoi sicuri devono essere creati non solo lungo la rotta verso la UE ma anche dentro la UE, per minimizzare il numero di crisi umanitarie locali. Un accordo focalizzato sul rafforzamento dei controlli di frontiera fra Turchia e Grecia porterà certamente ad un aumento dei trasferimenti via mare, e cioè del modo più insicuro di passare, segnato dal più alto numero di morti, specialmente fra i gruppi più vulnerabili.
La UE deve iniziare negoziati con soggetti internazionali per stabilire corridoi umanitari ai suoi confini. La UE deve anche chiedere l’attivazione di tutti i meccanismi disponibili per la dichiarazione di crisi umanitaria. L’azione coordinata è la sola risposta sistematica al massiccio flusso di rifugiati che, data la complessità delle sue cause e la loro non soluzione, non è destinato a finire presto.
La UE deve anche iniziare a mettere in campo altri meccanismi finalizzati a garantire un arrivo sicuro nella Unione Europea. Abbandonare o almeno sospendere il regime dei visti per un certo periodo di tempo, per i paesi dai quali il maggior numero di rifugiati arriva, ridurrebbe il bisogno di queste persone di ricorrere a soluzioni estreme, inclusi i viaggi pericolosi per arrivare in destinazioni sicure. La sola soluzione alternativa è l’attivazione del meccanismo di protezione temporanea, in modo che alle persone che scappano dalle aree di conflitto sia automaticamente garantita protezione contro violenze, traffici illegali e gravissimi pericoli.
La Unione Europea e i suoi stati membri sono responsabili di non aver attivato prima questo meccanismo. La protezione temporanea potrebbe regolare questa situazione caratterizzata da un massiccio flusso di rifugiati, garantire protezione e dignità per i rifugiati e la realizzazione del principio di solidarietà. Per questa ragione, chiediamo al governo croato e ai governi degli altri Stati membri di attivare immediatamente questa misura in linea con la Direttiva 2001/55/EZ.