Riforma della cittadinanza: il tempo è ora

da Arci Report n°6, 16 febbraio 2017 di Filippo Miraglia Vicepresidente Arci

Il nostro Paese, l’Europa e tutto il mondo occidentale, con poche eccezioni, è attraversato da anni da un’ondata di razzismo e nazionalismo che sta modificando in modo strutturale la cultura e il senso stesso della parola democrazia.
Il corto circuito tra la ricerca del consenso e la politica affidata all’uomo solo al comando, nell’era dei social network e dei populismi, ha determinato un’egemonia culturale della destra che ha modificato gli scenari di molti importanti Paesi.

Partiti e movimenti di estrema destra, in alcuni casi esplicitamente fascisti, finora ininfluenti o mal tollerati, contendono la leadership e il governo a partiti che storicamente hanno rappresentato le istanze sociali maggioritarie.
Lo stesso successo di Trump negli USA, pur con differenze non trascurabili, può essere considerato un prodotto di questa ‘stagione dell’odio’.

Una delle conseguenze della modifica, che potremmo definire antropologica, delle nostre società, con l’aumento vertiginoso del peso politico dei predicatori d’odio, è quello di aver bloccato, se non addirittura riportato indietro, processi positivi che si stavano affermando nel nostro Paese.
Tra questi va annoverato il successo che ha avuto la campagna L’Italia sono anch’io e la proposta di modificare la legge n.92 del 1992, introducendo, tra le altre cose, lo ius soli (condizionato, nella proposta passata alla Camera dei Deputati, al possesso del permesso di soggiornante di lungo periodo di almeno uno dei genitori), consentendo così ai bambini e alle bambine di origine straniera, nati o cresciuti in Italia, di poter scegliere la nazionalità italiana.

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Un’ipotesi che ancora oggi, secondo un sondaggio che viene pubblicato periodicamente, ha il sostegno del 70% degli italiani e delle italiane. Il provvedimento sembrava destinato ad arrivare al traguardo in questa legislatura, anche sulla base degli impegni elettorali presi dai leader dell’attuale maggioranza di governo, prima da Bersani e poi da Renzi.

Il nuovo Governo Gentiloni  pare smentire, almeno per ora, quei propositi. L’iniziativa del nuovo Ministro dell’Interno Minniti, che è intervenuto in maniera molto determinata sul tema immigrazione, sembra concentrata più  sulla vecchia retorica securitaria, di cui buona parte della cultura democratica e di sinistra europea si è dimostrata succube negli ultimi 20 anni.

Ancora una volta il tema immigrazione viene legato a quello della sicurezza, non a quello dei diritti  e dell’uguaglianza, forse nella convinzione che questa posizione può far acquisire consenso al Governo e al Pd.  Un abbaglio, perché chi se ne è giovata è sempre stata la destra e una parte dell’elettorato, non sentendosi rappresentato, ha preferito disertare le urne.   Lo stallo della riforma della cittadinanza al Senato, da più di un anno, è sintomatico della miopia di una classe dirigente che pensa di rispondere al sentimento di intolleranza diffusa da un lato con un decreto che ripropone un vecchio schema fallimentare, nel quale sono centrali le politiche di controllo ed espulsione, e dall’altro lato non votando la riforma per paura di ‘regalare’ un argomento alle destre xenofobe.

Per questo come Arci, con la campagna L’Italia sono anch’io e un movimento di giovani di origine straniera, #italianisenzacittadinanza, abbiamo deciso di mobilitarci per tutto il mese di febbraio e di organizzare un appuntamento nazionale il prossimo 28 febbraio a Roma a piazza del Pantheon, per chiedere al Senato, alla maggioranza, di approvare subito il testo in Aula, saltando il passaggio della Commissione Affari Costituzionali (ancora senza un presidente).

Con un grande cartello che rappresenta un passaporto, in piazza da alcune settimane, e davanti alle librerie Feltrinelli a Roma e in altre città, abbiamo chiesto a tutti di “metterci la faccia” per impedire che questa legislatura si chiuda deludendo ancora una volta le aspettative di chi si sente italiano di fatto e vuole esserlo anche di diritto.

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