Rilanciare il ruolo dell’UNAR contro razzismo e discriminazioni

da ArciReport n°7 del 23 febbraio 2017 di Filippo Miraglia, Vicepresidente Arci 

 

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L’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, è stato istituito con decreto legislativo n.215 del 9 luglio 2003, recependo la direttiva europea n.2000/43  che prevede l’istituzione in ogni stato membro di «organismi per la promozione della parità di trattamento di tutte le persone senza discriminazioni fondate sulla razza o l’origine etnica».

Dopo il  servizio mandato in onda dalla trasmissione televisiva Le Iene, che parte dall’accusa all’ex direttore Francesco Spano di aver favorito, in quanto socio, l’accesso a un finanziamento pubblico di un’associazione che pratica la prostituzione nei suoi circoli, si è scatenata una campagna di diffamazione e discredito nei confronti dell’UNAR e in generale della battaglia contro le discriminazioni.

Le dimissioni di Spano consentiranno, in primo luogo al governo, e poi agli organi competenti, di accertare le eventuali responsabilità di atti illeciti, laddove ce ne fossero gli elementi. Questo però non può in nessun caso consentire a politici e giornalisti che promuovono la cultura dell’odio e dell’intolleranza, di strumentalizzare la vicenda chiedendo la chiusura dell’UNAR ed eliminando così un fastidioso – per loro – strumento di monitoraggio pubblico sui comportamenti razzisti e discriminatori che hanno assunto una crescente visibilità in questi anni. Siamo molto preoccupati per questa campagna che va contrastata rimettendo al centro dell’interesse pubblico la lotta al razzismo e contro ogni forma di discriminazione, per garantire quel principio di uguaglianza che la nostra Costituzione afferma all’articolo 3. La direttiva europea, che è legge nel nostro Paese, parte dal presupposto che il razzismo e le discriminazioni non sono riconducibili al principio della libertà di espressione, poiché violano i valori fondanti della nostra democrazia – senza dimenticare gli orrori causati nel secolo scorso. Per questo vanno contrastati anche con strumenti pubblici e indipendenti, come dovrebbe essere l’UNAR.

Fino ad oggi in realtà, per scelta dei governi che si sono succeduti in questi anni, nonostante le pressanti richieste delle organizzazioni antirazziste, e della stessa Commissione Europea, l’UNAR continua ad essere un ente pubblico di diretta emanazione del governo, in palese contrasto con l’autonomia indicata nella direttiva. In Europa e in tutto il mondo occidentale la paura e l’odio si stanno estendendo in modo preoccupante, talvolta alimentati dagli stessi governi o da forze politiche che pensano di trarne vantaggio in termini di consenso.

Siamo investiti da messaggi e parole che indicano negli stranieri, nelle minoranze o nelle diversità la causa delle difficoltà prodotte dalla crisi globale, mentre sempre meno spazio viene concesso ai soggetti che parlano il linguaggio dei diritti e dell’uguaglianza.

Il governo dovrebbe coglierne la gravità e rilanciare una grande campagna pubblica per una cultura antirazzista e antidiscriminatoria. È qui che il ruolo dell’UNAR si conferma di grande importanza, purchè gli vengano riconosciute una reale autonomia e le risorse necessarie allo svolgimento delle attività che gli competono.

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