da ArciReport numero 20, 15 giugno 2017 di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci
Il 20 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dall’Assemblea generale dell’Onu, il cui obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di milioni di rifugiati e richiedenti asilo. È lo stesso giorno in cui, nel 1951, l’Assemblea approvò la Convenzione di Ginevra. Negli ultimi anni il diritto d’asilo è sempre più diventato oggetto di campagne diffamatorie e strumentali, che tendono a legittimare la non applicazione di quanto sta scritto nella nostra Costituzione e nella legislazione internazionale. Governi dell’UE (si pensi ai cosiddetti Paesi di Visegrad: Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) hanno affermato il loro diritto a bloccare i flussi di richiedenti asilo, negando così un principio cardine della Convenzione di Ginevra, cioè il diritto di ogni persona a chiedere Protezione Internazionale.
Allo stesso tempo l’UE ha firmato un accordo con la Turchia di Erdogan per bloccare il flusso di richiedenti asilo dal medio oriente, proprio mentre i siriani, che rappresentano il principale gruppo di rifugiati al mondo, scappavano dalle bombe della coalizione internazionale e da quelle di daesh. Una pagina vergognosa della storia del vecchio continente, che ha deciso di scaricare sui Paesi limitrofi l’onere dell’accoglienza e dell’eventuale respingimento, in cambio di soldi e sostegno politico. Dopo quell’accordo, l’Unione Europea, con l’Italia capofila, tenta di utilizzare lo stesso modello usato con la Turchia anche con altri Paesi, dove i diritti umani vengono regolarmente calpestati come in Libia. Un Paese dilaniato da una guerra civile che dura dal 2011 e con una territorio diviso per bande, viene così investito di una responsabilità che i nostri governanti non vogliono assumersi.
Gli si chiede di impedire le partenze e di trattenere i flussi migratori sul loro territorio, nonostante le testimonianza di centinaia di migranti sulle violenze e i ricatti che lì subiscono.
L’UE, e l’Italia tra i principali protagonisti di questo indirizzo politico, ha anche scelto di condizionare gli aiuti allo sviluppo alla collaborazione dei Paesi di origine e transito dei flussi migratori. Una operazione ingiusta, assolutamente inefficace e, in molti casi controproducente, perché il sostegno a governi dittatoriali o sostenuti da bande di criminali che controllano il territorio aumenterà le ragioni di fuga e quindi anche il numero di profughi. D’altro canto è stato Papa Francesco a parlare di «terza guerra mondiale diffusa», per la situazione di crescente instabilità e conflitto di molte regioni del mondo.
Le risorse per l’accoglienza dei profughi destinate all’UNHCR sono sempre di meno a fronte di quasi 70 milioni di persone nel mondo che fuggono in cerca di protezione: il numero più alto dall’approvazione della Convenzione di Ginevra. Il diritto d’asilo è dunque sotto attacco in nome della compatibilità economica e politica, in Europa come nel resto del mondo. Per questo ha fatto bene l’UNHCR a ribadire che è importante in questo 20 giugno 2017, più che in passato, stare dalla parte dei rifugiati #WithRefugees. Gli Stati, i governi, mostrano di non voler perseguire più l’interesse generale e di avere abbandonato come obiettivo irrinunciabile il riconoscimento dei diritti umani per tutti e tutte. La società deve provare a riprendere in mano il proprio destino assumendo come prioritario questo obiettivo generale. Le organizzazioni sociali, le associazioni devono svolgere in questa battaglia un ruolo da protagoniste. Ed è quello che intendiamo fare nel nostro Paese e nell’UE a partire da questa importante giornata del 20 giugno.
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