Manganelli, idranti e forze dell’ordine schierate. Così stamattina si sono brutalmente svegliate le oltre cento persone di origine straniera che da qualche giorno occupavano piazza Indipendenza a Roma, la maggior parte in attesa di riappropriarsi dei propri averi, dopo essere state velocemente sgomberate dallo stabile che le ospitava da tempo.
Siamo di fronte a un altro atto violento per risolvere l’ennesima emergenza abitativa alla quale l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine non sanno trovare altra risposta che gli sgomberi, in ossequio alla linea del Ministro Minniti e dei decreti legge che portano la sua firma.
Le persone che occupavano piazza Indipendenza, quasi tutti rifugiati del Corno d’Africa, come tante altri cittadini stranieri, rifugiati e richiedenti asilo sono da tempo uscite dal circuito dell’accoglienza pubblica che non è stato evidentemente in grado di costruire le condizioni per dare loro autonomia e un alloggio dignitoso. Sono solo una parte dei tanti che sono costretti a trovare soluzioni abitative di fortuna nelle grandi aree urbane, e che vengono costantemente allontanate con la forza e senza una alternativa.
Piazza Indipendenza, nei pressi della stazione Termini, è troppo vicina al centro della capitale e troppo visibile per consentire una occupazione che di fatto mette in evidenza l’incapacità di trovare soluzioni praticabili ai problemi sociali.
Da tempo è in atto un vero e proprio un attacco alla dignità e ai diritti delle persone, guarda caso sempre le più deboli, che si fa forte di un’idea malsana: quella che i luoghi del disagio sociale e delle contraddizioni nelle nostre città, anziché imporre dei momenti di analisi e confronto, necessari per pianificare soluzioni dignitose e rispettose dei diritti di tutte e tutti, debbano essere ripuliti, con lo scopo di nascondere i problemi e fingere che il “decoro pubblico” sia mantenuto.
Gli idranti che stamattina sono stati usati per ricacciare nell’ombra i rifugiati del Corno d’Africa, sono il simbolo di una pulizia violenta e forzata che non ha alcun interesse a salvaguardare i principi costituzionali e di umanità che dovrebbero condizionare ogni atto pubblico, e che sembra, soprattutto nel caso di Roma, voler nascondere sotto il tappeto ben altri e più importanti problemi.
L’ARCI, da anni impegnata nella tutela dei diritti delle persone, dei migranti e dei rifugiati, così come di tutti coloro che non trovano risposte pubbliche alle contraddizioni e alla crisi che attraversano la nostra società, condanna la scelta aberrante di respingere verso condizioni insopportabili centinaia di persone che hanno solamente la colpa di essere poveri e stranieri.
Cosa pensa di fare la sindaca Raggi? Pensa di gestire il disagio abitativo e quello sociale di cittadini italiani e stranieri delegandolo agli idranti e alla polizia?
Se è questo il nuovo che dicono di rappresentare gli amministratori penta stellati, a noi sembra vecchio come qualsiasi deriva autoritaria e la capitale d’Italia poteva davvero farne a meno, esattamente come avremmo voluto fare a meno dei decreti legge e degli interventi securitari del Ministro degli Interni.
Roma, 24 agosto 2017