Rifiutiamo le distinzioni e le etichette con le quali si classificano gli sventurati che attraversano l’Africa e il Medio Oriente sperando nell’accoglienza dell’Italia e dell’Europa.
I rifugiati come i cosiddetti migranti economici tentano tutti di sfuggire alla morte: morte per guerra o morte per fame. Ma la risposta europea è stata la chiusura della rotta balcanica prima e della rotta libica poi, e il Mediterraneo è diventato il cimitero di oltre cinquantamila migranti.
La strada degli accordi con i regimi dei paesi dell’altra sponda non solo implica aiuti economici a governi opachi dalla democrazia malconcia, ma il prezzo dell’alleanza con le milizie libiche vuol dire costruire un inferno dove i migranti sono torturati, stuprati o mandati a morire di sete nel deserto, come ha denunciato l’ONU.
Noi non vediamo, non sappiamo o fingiamo di non vedere e non sapere?
Siamo consapevoli di avere una parte di responsabilità in questo disastro?
Il surriscaldamento del globo terrestre correlato al nostro sistema di vita aggraverà i problemi climatici, e la crisi alimentare in Etiopia, Somalia, Sud Sudan, Nord Kenya e Lago Ciad creerà altra fame.
Le armi vendute in Sudan, Somalia, Eritrea, Centro Africa, Mali contribuiscono ad incrementare guerre sempre più feroci. E non si dica «Aiutiamoli a casa loro» perché – colmo di ipocrisia – la politica economica verso l’Africa è un saccheggio di materie prime e, in seguito ad accordi a svantaggio dei paesi africani, sarà causa di ulteriore impoverimento.
Se questo si tace, non si capisce perchè tanta gente fugge e si diffonde la paranoia dell’invasione. Da qui alla xenofobia e al razzismo il passo è breve.
Quando criminalizziamo i migranti definendoli clandestini, neghiamo l’umanità delle persone. Calpestiamo quei diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, per cui si ha diritto ad una vita sicura, alla libertà di movimento e ad una esistenza dignitosa. Svalutiamo quanto abbiamo raggiunto, dopo il buio delle guerre mondiali che hanno devastato l’Europa, mentre invece la Convenzione di Ginevra vieta il respingimento se vita e libertà sono minacciate.
Ma non sono queste le prospettive peggiori: negando l’uguaglianza e la libertà delle persone, diventando discriminanti di fronte alla diversità e alla povertà, rischiamo di distruggere quei valori che i nostri padri hanno difeso creando l’Europa patria dei diritti. Il danno potrebbe essere enorme ed imprevedibile, e potrebbe ricadere anche su di noi.
Non siamo di fronte a nessuna invasione, invenzione mediatica, e di altro invece ci si dovrebbe preoccupare. Non solo le nascite sono scarse, ma l’Italia è tornata ad essere un paese di emigranti: giovani soprattutto che espatriano deprivando il paese di energie vitali. Per il momento, ancora nessuno osa dirgli che vanno a rubare il lavoro all’estero.
Abbiamo bisogno di giovani, ragazze e ragazzi italiani e nuovi cittadini, per costruire il futuro di questo paese; abbiamo bisogno di accoglienza, solidarietà e speranza.
Di responsabilità e lealtà nel servizio della politica, dell’informazione e della creazione di coscienza pubblica contro chi semina odio, paure e violenza. Per questo ci appelliamo alle persone di buona volontà.
Senza timore di testimoniare, manifestiamo l’umanità che ci unisce.
Primi firmatari: Monsignor Raffaele Nogaro, don Luigi Ciotti, Andrea Camilleri, Moni Ovadia, Toni Servillo, Giuseppe Massafra, Luciana Castellina, Carlo Petrini, Enrico Ianniello