Il reato di clandestinità e l’opportunismo del governo.

Image_2.jpgLa depenalizzazione del reato di clandestinità non sarà nel prossimo Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio lo motiva con la ricaduta negativa che, in termini di percezione di sicurezza, avrebbe questa decisione. In definitiva una perdita di consensi per il governo. Fino a qui tutto chiaro. Quasi non ci stupisce più che un governo di centro sinistra accantoni l’abrogazione del reato di clandestinità introdotto dalla Bossi Fini! Non ci stupiamo neppure più che la riforma della stessa sia stata definitivamente accantonata, in barba a decenni di battaglie politiche e a campagne di sensibilizzazione sugli effetti nefasti che tale legge ha prodotto. Una legge che dal 2002 impedisce l’ingresso regolare nel nostro Paese, eccezion fatta per il farraginoso sistema dei flussi… L’inaccettabilità (o se preferite, l’ulteriore salto di qualità in peggio) sta nelle motivazioni che assomigliano in tutto e per tutto a giustificazioni deresponsabilizzanti. In definitiva cosa è successo? Ci viene in aiuto la neo coppia di fatto Alfano Boschi che, con una naturalezza disarmante, ha confermato che «il reato di clandestinità seppur sbagliato per il momento deve rimanere perché gli italiani non capirebbero la sua abolizione». Oltre al danno, la beffa. Il danno di una norma del tutto illegittima e razzista e la beffa che la colpa della non abolizione sarebbe pure nostra! Dei cittadini che non capirebbero. Non ci sfugge che in effetti diversi cittadini non riuscirebbero a comprendere un passo del genere (o meglio, coglierebbero l’occasione per l’ennesima caccia alle streghe) ma dov’è finita l’osannata ‘forza delle idee’? Credo si debba prendere atto che anche questo Governo, chi lo presiede e la maggioranza che lo sostiene si sono adeguati alla vulgata comune che «la politica deve fare ciò che chiedono i cittadini». Non importa se ciò che viene chiesto è giusto o sbagliato; l’importante è farlo, possibilmente lavandosene le mani e non perdendo consensi. A noi l’ennesima occasione per segnare una differenza, per denunciare l’ennesimo Governo forte con i deboli e debole con i forti. A nulla serve il merito della questione e cioè che, come hanno sottolineato insigni giuristi, il reato di clandestinità va abolito perché è un obbrobrio giuridico, in quanto sanziona penalmente non un comportamento legato alla responsabilità individuale, ma uno ‘status’ della persona che prescinde dalla sua effettiva condotta. La verità – e cito il nostro Paolo Beni che su questo è stato davvero tra i più lucidi sulla vicenda – «è che si tratta di una norma ideologica, frutto velenoso della cultura e della logica della Bossi Fini, funzionale solo alla propaganda xenofoba di alcune forze politiche». Una argomentazione vera, tanto che la Corte di Giustizia Europea nel 2011 ha dichiarato illegittimo tale reato. Noi da qui ripartiamo, con ancora più convinzione che questo Governo nulla ha che spartire con una visione laica, moderna, democratica e, concedetemelo, di sinistra. E come tale deve essere trattato dall’Arci e dal movimento antirazzista. Non esistono equilibrismi, non esistono cautele, di fronte allo smantellamento dei diritti.

 

di Walter Massa, coordinatore nazionale Arci Immigrazione e Asilo.

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