Il 10 dicembre 2015 le autorità danesi hanno presentato una legge che consente alla polizia di perquisire i migranti che arrivano nel Paese e sequestrare soldi e oggetti preziosi per «coprire la spese» della loro permanenza sul suolo danese. La norma dovrebbe essere approvata nel mese di gennaio. Il ministro precisa poi che «la nuova norma si applica solo ai beni di valore considerevole» e che i migranti potranno tenere «quei beni che sono necessari a mantenere uno standard di vita modesto, come orologi o telefoni, o che hanno un valore personale e affettivo». Tra i beni menzionati come quelli a cui i migranti hanno diritto di non separarsi, le loro fedi nuziali!! Queste misure, che fanno prova di un crudele cinismo, sono giustificate dal Governo Danese come misura dissuasiva all’arrivo dei migranti sul loro territorio. Si giustifica il fatto di fornire servizi primari di welfare – scuole, ospedali e formazione – con una espropriazione dei propri beni materiali a sottolineare che i diritti dei cittadini danesi non possono essere allargati agli stranieri senza che questi ultimi non contribuiscano.
Dal dibattito sulla scandalosa proposta Danese di confisca dei beni ai migranti in arrivo emerge che la Svizzera ha una misura simile dal 1992. Alla frontiera elvetica i migranti trovano un cartello «Consegnare i propri averi in cambio di una ricevuta». Se la persona arriva con dei soldi o con dei gioielli, tutto quello che eccede l’equivalente di 860 euro viene sequestrato, per pagare le spese di soggiorno e di rimpatrio nel caso in cui l’aspirante rifugiato non venisse accolto. Ma il governo svizzero non sembra soddisfarsi di questo, infatti una volta che lo straniero trova un impiego, il 10% del salario gli viene, comunque, trattenuto, per le medesime ragioni, fino a un totale dell’equivalente di 13mila 500 euro. Chiunque entri con proprietà di valore maggiore di mille franchi svizzeri, quando arriva in un centro di accoglienza deve consegnarli in cambio di una ricevuta.
Queste misure mostrano la follia a cui stanno arrivando certi Governi pur di creare un effetto dissuasivo all’ingresso nel loro territorio, oltre ad essere l’ennesima prova del processo di disumanizzazione dei migranti che stanno operando le politiche europee e nazionali. Spogliare qualcuno dei propri beni personali proprio nel momento in cui ha dovuto abbandonare tutto dietro di sé, immaginando il valore simbolico di ciò che è riuscito a portare con sé dopo mesi di viaggio, significa dimenticare le basi stesse dell’umanità.
di Sara Prestianni, Ufficio Immigrazione Arci.