L’Europa, dalla Danimarca alla Francia alla Germania, è attraversata da venti d’intolleranza che soffiano sempre più impetuosi. I governi – in particolare quelli guidati da partiti che fanno parte della famiglia dei democratici e socialisti – e le istituzioni europee sono incapaci di rispondere alla strumentalizzazioni delle destre, anche di quelle al governo come in Ungheria. È in atto una regressione culturale che purtroppo ha invaso anche il nostro campo, quello della sinistra sociale. Le violenze di Colonia a capodanno hanno prodotto un dibattito del tutto fuorviante, rilanciando argomentazioni e analisi dai tratti decisamente razzisti.
Contro questa cultura e i suoi sostenitori, contro i predicatori d’odio, serve un lavoro lungo e complesso, che parli soprattutto ai giovani, alle periferie, alle vittime della crisi.
Per questo abbiamo accolto la proposta di un campagna di informazione e sensibilizzazione che ci è arrivata dalla Rete della Conoscenza, una delle organizzazioni studentesche con cui collaboriamo, già partner di alcune delle nostre attività sul territorio e a livello nazionale.
Abbiamo, con loro, realizzato una brochure che prova a decostruire i luoghi comuni sui migranti e la retorica allarmista sponsorizzata da certa politica e certa stampa.
Per farlo, usiamo argomentazioni e numeri che fanno riferimento a fonti ufficiali o comunque autorevoli. Certo sappiamo bene che, contro i pregiudizi e i luoghi comuni, spesso non ha efficacia neanche la testardaggine della realtà. Eppure siamo convinti che promuovere momenti di approfondimento e discussione, insieme agli studenti e alle studentesse della Rete della Conoscenza, con i nostri soci e dirigenti locali, nelle scuole, nelle università, nei circoli Arci, può essere un utile tentativo per ridurre i danni di certa propaganda. La forza delle immagini che lo scorso settembre sono entrate nelle nostre case, i corpi sfiniti di decine di migliaia di persone in fuga da guerre e violenze, siriani, afgani, iracheni, che infrangendo le regole di paesi cinici ed egoisti, superavano le frontiere ed entravano in Europa dopo aver fatto a piedi centinaia di chilometri, devono e possono risvegliare la coscienza di coloro che hanno smarrito il senso della democrazia e dei diritti umani.
La disperazione e la dignità di quei profughi ci obbliga a fare la nostra parte: opporci alle politiche razziste e ciniche promosse dai governi e rivolgerci alle persone, ai giovani, sui territori, per fare chiarezza sulla posta in gioco e sulla realtà dei fatti.
Nelle prossime settimane presenteremo pubblicamente questa campagna e chiederemo alle nostre strutture territoriali di farla propria. Saperi di Frontiera è il nome della brochure che useremo, perché siamo convinti che la cultura, la partecipazione, la relazione diretta con le persone sia l’unico antidoto alla deriva populista e xenofoba che rischia di travolgere l’Europa.
Per informazioni, per prenotare gli opuscoli e per comunicare le iniziative che saranno programmate sul territorio, potete utilizzare l’indirizzo immigrazione@arci.it o telefonare a Eva Fratucello allo 06 41609503.