Si è svolto il 5 e 6 Novembre 2015 presso la H-Farm di Roncade l’appuntamento italiano di TechFugees. L’iniziativa fa parte di una serie di eventi internazionali lanciati da Mike Butcher, editor della rivista online TechCrunch, e supportati dall’entusiasmo e dalla mobilitazione di ricercatori e sviluppatori attivi nel settore delle nuove tecnologie, organizzazioni umanitarie e attivisti per i diritti umani.
L’Evento è stato pensato come un momento di conoscenza e interazione tra il mondo della tecnologia e quello della protezione dei migranti. La formula utilizzata è quella dell’hackathon, vera e propria maratona creativa nella quale sviluppatori, grafici ed esperti di marketing condividono idee, esperienze e strumenti al fine di arrivare a soluzioni innovative e smart per un determinato obiettivo.
Nello specifico le applicazioni sviluppate nel corso della Hackathon di Techfugees si rivolgono ai protagonisti delle nuove ondate migratorie verso il nostro continente, oltre che tutti ai vari Enti e organizzazioni non governative che offrono servizi di supporto. Una tra le novità che caratterizzano questi nuovi flussi è l’utilizzo frequente delle nuove tecnologie da parte dei migranti in viaggio: gli operatori attivi sui fronti caldi di questa emergenza umanitaria hanno già potuto osservare quanto spesso sia fondamentale raggrupparsi durante il viaggio intorno a chi tra di loro è in possesso di un G.P.S., di un telefono satellitare, e ancor di più uno smartphone.
Ed è proprio durante la prima maratona londinese di Techfugees, svoltasi tra il 1 e 2 Ottobre, che è stata presentata la RefAid App, creata da Shelly Taylor di Trelliz e sviluppata nei contenuti in team con Francesca Romana Zotta (EuGen) e alcuni giovani rifugiati siriani. L’applicazione si propone di essere una bussola per le migliaia di profughi che, sia durante il viaggio che all’arrivo in Europa, incontrano spesso un vuoto strutturale e legislativo, oltre che politiche di repressione e spesso di negazione dei fondamentali diritti umani.
L’App lanciata a Roncade, sarà scaricabile online nel giro di poche settimane. È uno strumento di geo-localizzazione che consente una mappatura online dei servizi primari messi a disposizione dei profughi nei vari paesi europei: una grafica molto intuitiva divide l’assistenza messa a disposizione in sette semplici ed essenziali categorie: Assistenza Legale-Info, Cibo, Offerta ricovero, Assistenza medica, Assistenza famiglie, Assistenza minori non accompagnati e Acqua. Grazie a RefAid App sarà quindi sostanzialmente molto più facile per i migranti essere al corrente dei servizi più vicini alla loro posizione. L’applicazione tende ad offrire assistenza a chiunque ne abbia bisogno, con un carattere fortemente solidale e aperto. Francesca Romana Zotta, durante l’incontro ha spiegato infatti: “Vogliamo iniziare ad estendere la mappatura in Italia, Inghilterra e nei paesi dell’area Balcanica, dunque si tratta di assistere tutte quelle persone che sono in fuga da guerra e persecuzione, che sono ancora in viaggio, in transito, o sono arrivate nei paesi di destinazione ma ancora fuori dai circuiti di accoglienza o comunque in stato di bisogno. I servizi segnalati nella app prescindono dallo status legale riconosciuto, sono aperti a tutti”. Ha aggiunto poi: “Sulla necessità di uno strumento del genere ne abbiamo parlato molto con le varie associazioni con cui siamo entrati in contatto in questo periodo, è quindi un modo interessante anche per creare una connessione tra le varie realtà umanitarie spesso assente”.
Uno strumento quindi, che si rivelerà preziosissimo tanto per beneficiari dei servizi quanto per chi eroga i servizi stessi.
Alla presentazione era presente anche Arci Immigrazione, che vedrà tutti i suoi sportelli di assistenza ai migranti presenti in Italia segnalati nell’applicazione. Ha dichiarato Walter Massa, responsabile nazionale Arci Immigrazione “ RefAid ha la potenzialità di raggiungere anche coloro che sono fuori dalle maglie del sistema e che rischiano perciò di disperdersi nel territorio senza usufruire di un’adeguata tutela. Si tratta di un target particolarmente caro all’Arci che grazie ai comitati territoriali e ai circoli riesce a garantire servizi di orientamento, tutela sociolegale e di mediazione nella maggior parte delle città d’Italia.”